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1963-1974


Pope, la poesia dell'esatto

di Massimo Bottecchia

Mi ha colpito la forma fondata sul legame di variazioni rarefatte costruite di elementi recuperari da una estetica ottica, cosi sapientemente rivissuti, che quel che per assuefazione storica ci si attendeva usabile nient'altro che in una ardita frenesia ripetitiva, in Pope si esalta di tensione inconsueta attraverso la moderazione di un calcolo sensibilissimo.

E' come se una purga introspettiva rianimasse, e trasalisse su argomenti estenuati; eppure li lascia ancora sotto l'apparenza di elementi consueti. Quasi trincerato nella sua modestia, accettando un suggerimento, rinnova. Si potrebbe osservare: la sua vocazione è cosi potente che fa poesia parlando quotidiano.

La più rappresentativa di questo tono mi pare la serigrafia degli otto cerchi, capaci di sintesi, perché mossi nella rotazione che, nel settore mancante, si fa tempo.

E' facile sottovalutarlo, specie per chi, investito di storicismo e carente di reattivi individuali attua una lettura impoverita, svalutandolo nei richiami piuttosto che godendolo nei nessi.

Ho visto nascere queste cinque serigrafie.

Testimone ammirato di un'innata eccezionale perizia esecutiva, ho compreso per prudenti accenni e nella successione dei tempi, lo scrupolo immaginativo che affina coerenze nel pensiero formale e cromatico di Pope.

La purificazione gli è congeniale, spontanea, sfocia come risvolto di una coscienza naif anche contro i propositi di frattura e unifica le contrapposizioni pensate.

Un candore che lo esclude da cavilloso ovvietà di dialettico di moda e lo difende dall'aggressione della natura, che tuttavia compare anche se non appare, nella sua arte, assedia (lo si capisce proprio dall'esigenza riduttiva, che la propone nello schema) nei suoi inesorabili sottintesi nefasti.

Egli la pone come indicazione nostalgica o serena; è tuttavia rinuncia, fin nel suo nascere, per l'altro" che è civiltà.

A livello cosciente Pope, sembra o crede di respingerla, quest'ultima, rifiutarla, ma non per ingenui ritorni alle origini, ipocriti, se fossero in altri, ma piuttosto per una vittoria, invece, delle intenzioni.

Egli realizza questa vittoria, nella lirica di un fatto dimostrativo. La sua arte è appunto testimonianza, specchio di coscienza ben intenzionata. Indica il superamento della lotta con il mondo, fredda come una punta penetrante, o lo spera, in uno spostamento verso l'atto: in risalto di misura.

Massimo Bottecchia

dalla presentazione della cartella di 5 serigrafie: "Dualità"



 

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