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1975-1988


Un esperimenti per Pope, 1978

di Domenico Cadoresi

Non sono del tutto convinto, oggi, che la storia dell'"empirismo pittorico", almeno come lo ha presentato nel suo famoso catalogo-libro l'Empirica: "l'arte tra addizione e sottrazione" il critico Giorgio Cortenova nel 1975, possa continuare indisturbata un suo ipotetico sviluppo. Per una serie di motivi che è forse inutile elencare, perché circolanti nell'aria e reperibili agli angoli delle strade, dovremo adesso cominciare a tendere lo sguardo in direzione di qualcosa che sia definibile come nuova discorsività e impegno, se è vero che qualche elemento si è inceppato nella "macchina divoratrice del consumo" e quindi è possibile riproporre anche una sola parola"non come l'oggetto da divorare" ma come "bene da conservare". E tuttavia la vigilanza nei riguardi dei "consumatori cannibiali" va proseguita, cosicchè la via del "fare artisti" che produce oggetti che si rifiutano come materia da masticare e da digerire alla svelta, può ancora essere considerata utile, se non altro per aderire ad un atteggiamento, ad un modo di essere presenti. Non corriamo però alcun rischio immediato, se tentiamo di riempire tali operazioni anche di alcuni significati che compaiono come cibo da consumare, non però perché sia subito eliminato, onde permettere alle macchine di produrne ancora, bensi da assaporare in modo non ripetitivo e quindi da far trasmigrare in qualche modo nella memoria. Il lavoro di chiarificazione critica oggi si svolge su questi due fronti ed è quindi più che mai difficile; forse anche, ma necessariamente, contradittorio. L'opera che si nega semplicemente, che respinge l'osservatore in modo volutamente brutale o, sia pur con grazia, ma sorridendo del suo smarrimento, facilmente può essere accomunata ad un certo tipo di "separatezza sociale" che ha il sapore di un "politico" da combattere attraverso un "privato" del tutto reazionario e negativo.

E' invece necessario l'offrire ancora una volta qualcosa, poiché le "merci" fatte precipitare con violenza sul capo dei frequentatori dei "supermercati" non cambiano di segno e determinano soltanto o uno spostamento fisico dei consumatori, o una sospensione dei consumi. Ciò che appare indispensabile fare è invece di riuscire a "darsi", ma cambiando segno; nel senso di far provare al consumatore passivo, il piacere di una attivizzazione che lasci un'impronta di nuova umanità.

Per fare voglio intendere che anche il lavoro di Pope può essere, almeno fino ad un certo punto, letto e capito in tale senso, mi si consenta di fare un esperimento che credo utile e, forse, ricco di qualche risultato.

Prendo a caso un passo di un mio materiale narrativo fortemente empiricizzato, cioè fondato sull'equilibrio interno delle parole che si pongono non come narrazione istituzionalizzata, come strumento referente di un fatto, bensi come "materiale" della narrazione; già narrazione di per sé. Lo divido in tre blocchi di lato uguale per consentirne la visione d'insieme di primo acchito e creo una successione di varianti topologiche, interagenti dunque con lo spazio del foglio bianco che diviene a sua volta complice dell'esperimento. Naturalmente le variazioni topologiche, cioè di collocazione sul foglio, non sono complete, per cui chiunque può attivizzarsi e continuarle fino ad esaurire tutte le possibilità offerte dallo spazio su cui si possono disporre i quadrati narrativi.




la folata di vento   il fantoccio sa per   il foglio di carta
apre il vetro dell   quanto sta in lui m   si è spostato impe
a finestra tutto r   a in maniera divers   rcettibilmente sol
esta nella medesim   a da come sa invece   tanto di un millim
a posizione soltan   le  cose quello che   etro ma  non e piu
to l' angolo di un   parla in cucina e s   quello di prima fo
foglio di carta si   cende le scale pian   rse  assolutamente
solleva  poi torna   o compie le sue cap   niente è più quell
nella sua posizion   riole lungo una tav   o di prima e intan
e normale immobile   ola appena inclinat   toil tempo è fuori


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quanto sta in lui m  si è spostato impe   apre il vetro dell
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Logicamente mi si potrebbe chiedere: "perché tutto questo, cosa significa, che cosa intendo comunicare?" E' semplice. Soltanto offrire la possibilità di incontrare "le parole" per loro stesse non per quello che attraverso di esse solitamente si comunica. Naturalmente ciò non per illuminare più a fondo il mio esempio ma al fine di suggerire una lettura operativa dei "per corsi variabili" di Pope in cui attraverso le striscie di colore allineate secondo una curvatura sempre uguale e detentrici di un loro spazio, si evidenzia soprattutto ed in modo suggestivo quella che io chiamerei la "poetica" dell'iterazione. Essa scandisce un tempo interno allo spazio attraverso una pulitissima ritmica cromatica che include altresi una costruttiva presa di posizione morale. E' materiale organizzato che costringe ad un silenzio profondo, una specie di immersione nel processo dell'organizzarsi naturale della vita: gli anelli perfetti delle conchiglie; i cerchi visibili nei tronchi degli alberi; le formule chimiche della aggregazione e scomposizione delle molecole.

Sinceramente, a me sembra un discorso del tutto chiaro e soprattutto godibile in modo estremamente attivo. Ma qualcuno forse continuerà a dire che non ha capito: pazienza!

Domenico Cerroni Cadoresi Udine, 1978






 

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