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1975-1988


Pope, Udine, agosto 1977

di Tito Maniacco



Ma dell'angolo

"Io non istruisco colui che non si sforza; io non aiuto chi non fatica da solo. Io mostro un angolo, e a chi non trova gli altri tre, io non mi ripeto".
Confucio, Lun Yu VII,B

"Vedere dietro una siepe delle corna e subito capire che sono tori; e dato un angolo raffiguarsi subito gli altri tre..."
Pi Yen Lu, filosofia Ch'an, 1125 d.C.



NOTA 1
Dicano che il pittore cinese Ma Yuan fosse solito dipingere un solo angolo del quadro e a chi gli chiedeva ragione del vuoto rispondeva con le due citazioni qui sopra riportate.

Di solito noi ci accontentiamo della riproduzione del mondo e su quella scorta giudichiamo la pittura o l'arte in genere.

Ci siamo abituati a far questo, in certa misura, anche con la pittura astratta o informale, perché, in fondo, ha ragione Levi-Strauss quando dice, da qualche parte, che la rappresentazione astratta se non rappresenta il mondo come lo vediamo, rappresenta pur sempre un mondo immaginario e finisce col diventare l'”accademia" di quel mondo possibile.


NOTA 2
Le simmetrie di Pope si dispongono e si dispiegano lungo la struttura portante di un angolo. Per capirlo occorre sfruttare tutte le capacità interne della fantasia e della razionalità di cui si può essere capaci. La pazienza dell'osservatore è una lunga lentezza che deve trapassare l'involucro dipinto e disporsi ad accogliere dentro la cristallina funzionalità dell'occhio il processo di costruzione. Una volta in possesso del processo di costruzione è svelato "l'angolo" e da questo si procede a comprenderne gli altri. In fondo ci si è conquistati il "metro".


NOTA 3
L'apparente monotonia di una struttura che sfrutta con artigianale pazienza e solida razionalità il rapporto che s'instaura fra spirito di geometria e spiriti della luce, è in realtà un lungo e fantasioso viaggio.

L'esotico e il misterioso possono non uscire dalla porta di una stanza e il messaggio che reca la luce entrando da una finestra chiusa non necessariamente è l'ottica di Isacco Newton.

Eppure abbiamo esaltato la luce come qualità primaria della pittura, anche se alcuni secoli hanno esitato di fronte alla sua implacabile funzione rivelatrice.

La contraddizione, pensiamoci bene, viene dal fatto che la comprendiamo quando colpisce gli oggetti del mondo reale, restiamo perplessi quando si autogestisce come prodotto di se stessa.


NOTA 4
Per secoli abbiamo creduto che fosse bianca e immacolata. Cento anni dopo Newton il giovane Goethe si sforzava di convincerci che la sua scomposizione dentro lo spettro fosse una "calunnia" di Newton e che da qualche parte doveva esistere un'eterna chiarezza. Ora che la conosciamo l'accettiamo sui testi di fisica e ci sembra “indebita" quando appare nella pittura.

La sequenza monotona che percorre e ripercorre, avanti e indietro lo spazio, curva sui 45 gradi è in realtà un fantasioso discorso sul colore che contiene dentro la sua essenziale semplicità un vasto strato di ricerche e di tensioni. La tensione di Pope esprime lo sforzo di far aderire a livello del visibile il livello del contenuto.

Più viene sfruttato il processo strutturale della disposizione nello spazio dei colori e più matura e fruttifica il significato della struttura.

La struttura risponde a se stessa, escludendo da sè il pericolo di un formalismo che garantisca per sè.


NOTA 5
Pope parla di una didattica della cromologia: ciò è anche vero, ma solo in parte.


NOTA 6
Gli antichi alchimisti lavoravano intorno ad un misterioso esagono dei colori e questo lavoro era la forma anche di una ricerca sulla natura della luce, ma con la natura della luce e del suo rapporto con i colori si formava il colore di una ricerca sul mondo e sui suoi significati.

E questo è il senso che si deve attribuire ai risultati di Pope e questo sia ciò che chi viene, andando, porta con sè.



Tito Maniacco




 

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