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1975-1988


Pope, Venezia, febbraio 1983

di Berto Morucchio

Apprezzo di Pore il lavoro filtrato che presuppone un'idea il cui svolgimento non può che esser lento, dato che oggi le modìficazioni nell'ambito della nozione astratta, sua fede e convincimento, non possono, per essere sostanziali, che essere minime, dedotte dalla riflessione consapevole.

Gìà nel 1972, quando ne scrivevo, la sua scelta non figurativa era stata decisa, senza ripiegamenti in contaminazioni, presenti in sottofondo in varie esperienze d'avanguardia.

Pope, come si doveva, per avanzare si sarebbe imposto di retrocedere, ma secondo apparenza, chè lo stesso contenitore doveva diventare il referente primario, col quale sarebbe stato impostato ogni discorso.

Perché, diciamolo chiaramente, anche ogni articolazione segnica pura può essere oggetto, sovrastruttura, se il rinnovamento formale non ha fatto il passo radicale dovuto.

Che iniziò con la ricerca d'una localizzazione della superficie, dove preminente era la proiezione di una operazione mentale di tipo geometrico. L'elementarietà grafica sceglieva, incorporata, l'essenzialità cromatica, affidata a una variante monocromatica.

Il più e meno mondriano, irrigidito dal progetto, era proprio il binomio cromatico conseguente della variante tonale del colore unico. Ma la quiete della superficie era rotta dalla fitta suddivisione del campo in diagonali, poste senza alcun arresto, suggerenti una fuga oltre la superficie che le contiene, memore residuo della struttura prospettica. Naturali, quindi, le afflizioni psichiche non volute, ma scaturenti da una incompiutezza che rinviava ad altro, ad un ignoto qualsiasi che compisse 1’atto.

L'arresto s'imponeva a chi, invece, riteneva che sulla superficie avvenisse quella circolarità anagogica propria del più autonomo atto estetico. Con la chiarezza di un'operazione dialettica da manuale, Pope, con atto minimo, ma estremo, negò il campo diagonale (proposizione troppo aggettata?) sommergendolo con un atto che aveva anche valore liberatorio, che, come preghiera-illuminazione-concetto, si serviva della misteriosa catarsi dell'oro. Un non-colore, quasi una entrata nella luce per la via del suo simbolo fisico. Un'operazione logica con risultati mistici? (Al tutto pieno si oppone il tutto vuoto con gli eventi fluttuanti che, in modo fertilmente ambiguo, riscattano l'esistenzialità; tracce, percorsi rientrano subdole e tipiche). Sappiamo che l'imponderabile è dell'arte, è la sua vita.

Berto morucchio

Venezia, 27 febbraio 1983




 

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