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1975-1988


Utopia del moderno, Roma 1985

di Vincenzo Perna

La traccia di luce/Pope

Di Pope si ricordano i percorsi variabili, le sue tracce per moduli che, come è stato osservato, vanno intese come "rinuncia a inventare spazi e superfici" (Cortenova) per conquistarsi il "metro" (Tito Maniacco). Le esperienze che rinviavano e si richiamavano alla "minimal” e alla "nuova pittura" confluiscono oggi in tele quadrate (100x100) che si esibiscono immediatamente in monocromia: rosso, blu, giallo: e già nel 1981 Miccini avanzava il riferimento a Malevich.

Tuttavia l'elemento principale, il fulcro di questa pittura è oggi la traccia sottile che taglia diagonalmente il quadro giallo oppure che si situa a un di presso il margine orizzontale della base. Da un lato, quindi, l'affermazione totale di un colore nella (con la) sua pienezza asseverativa, dall'altro la sua messa in discussione mediante quella traccia appena visibile che evidentemente segna la un esilissimo scarto nel timbro, una quasi impercettibile modificazione tra una parte e l'altra del quadro. Più che dall'increspatura di per sè il fruitore è attratto dal gioco della sottilissima mutazione di colore che si verifica sulla superficie dipinta.

Perché il colore possiede una sua luce (e un suo significato), ma conta di più la luce che l'artista suggerisce, ed ancora di più conta quella che il fruitore coglie. Nell'approccio quindi e nell'immanenza del rapporto con l'opera si svolge, si attiva presso l'utente una forza di penetrazione che è tutta volta a cogliere le ragioni di uno spettacolo e di una magia che l'artista ha realizzato. Lo spazio bidimensionale del quadro - rigoroso, preciso, geometrico - accoglie e offre quasi una terza dimensione con lo scavo della traccia, come una linea dell'ordito dal quale scaturisce la pienezza cromatica del colore. In definitiva sono campi pittorici impersonali in cui ciascuno riversa, sintonizzandosi, la propria soggettiva situazione.

Vincenzo Perna

Roma, 1985




 

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